Essere donne produttrici nel 2021: Verdiana Bixio

Incontri veneziani durante il Festival del cinema

Verdiana Bixio nasce in una famiglia di grandi artisti, ed è proprio grazie a questa tradizione che, sin da giovanissima, si avvicina al settore occupandosi di musicadoppiaggioadattamento e montaggioAl Festival di Venezia l’abbiamo intervistata in hotel, in modalità informale durante la colazione. Bella, solare, simpatica.

Publispei sinonimo di serie tv di grande successo

Verdiana laureata presso La Sapienza di Roma in Storia e Critica del Cinema e dal 2005 lavora nella società del padre, la casa di produzione Publispei, dove, nel corso degli anni, svolge diverse attività che le consentono di maturare una valida esperienza nei diversi reparti della filiera produttiva dell’audiovisivo.

settembre del 2012 diventa presidente di Publispei e continua a perseguire la mission che da oltre 40 anni caratterizza l’azienda: emozionare il suo pubblico e garantire la qualità e la creatività delle sue produzioni con serie tv di grande successo come “Un Medico in Famiglia“, “I Cesaroni” e “Tutti pazzi per amore“.

L’Associazione produttori audiovisivi

Inoltre, sotto la guida di Verdiana, nel 2013, Publispei produce, per la prima volta per il grande schermo, il documentario su Massimo Troisi dal titolo “Massimo, il mio cinema secondo me” presentato con successo nel 2014 al Festival Internazionale del Film di Roma. Nello stesso anno Verdiana entra a fa parte del Consiglio direttivo dell’Apa (Associazione produttori audiovisivi). Nel 2015 produce il film di Giuseppe Piccioni dal titolo “Questi Giorni”, in concorso alla 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e in uscita nelle sale italiane nell’autunno del 2016.

Ancora altri successi

Nel frattempo nascono altre due nuove serie tv sin da subito molto amate dal pubblico: nel 2015 “È arrivata la felicità”, che vedrà una seconda stagione in onda su Rai 1 nel 2018, e “Amore pensaci tu” in onda su Canale 5 nel 2017.

Nel 2019, per la prima volta, Publispei produce per la pay tv la serie “Extravergine” diretta da Roberta Torre e co-prodotta da Fox Networks Group Italy, che andrà in onda in autunno su FoxLife. Lo stesso anno, Publispei continua a rinnovarsi producendo, una serie tv genere crime con protagonista Alessandro Gassmann e diretta da Gianluca Maria Tavarelli per Rai 1. 

Perché qui a Venezia?

«La Mostra internazionale d’arte cinematografica è il Festival di cinema più antico e prestigioso del Mondo, un appuntamento imperdibile per tutti gli operatori del settore e sicuramente un’importante occasione di networking. Ma è anche una sede prestigiosa per presentare ai colleghi internazionali il nostro Paesenoi produttori e i progetti che stiamo sviluppando. Quest’anno sono stata invitata proprio in questa veste che poi è duplice: di produttore indipendente e membro del consiglio direttivo dell’Apa, l’Associazione dei produttori audiovisivi. Credo molto nel dialogo, nello scambio di idee e creatività, e sono felice se posso rappresentare, con la mia azienda, questo spirito».

«Attraverso un fitto calendario di incontri abbiamo presentato a tutto tondo il mondo dell’audiovisivo italiano che, grazie ai mezzi messi in campo e al lavoro compiuto dalle Istituzioni degli ultimi anni, è diventato un importante interlocutore dal punto di vista economico oltre che artistico. Mi riferisco alle opportunità create dal tax credit, dai bandi di sviluppo e produzione e all’importante ruolo delle Film Commission. Inoltre, gli ingenti investimenti economici pianificati per i prossimi mesi porteranno a grandi nuovi progetti, mi riferisco in particolare all’ambizioso piano di sviluppo di Cinecittà, presentato dalla presidente Chiara Sbarigia e l’Ad Nicola Maccanico. Un progetto molto ben pensato e necessario per essere competitivi e vincenti sul mercato».

«Il ministro Dario Franceschini ha sottolineato, con la sua consueta puntualità, la centralità del Festival di Venezia nella ripartenza del settore audiovisivo. Una ripartenza all’insegna della valorizzazione del prodotto e delle produzioni italiane che vanno tutelatesostenute e valorizzate».

«Come tutti sappiamo un Paese viene raccontato attraverso la propria cultura, l’arte, l’architettura, la musica, la danza, il cinema, il teatro, la letteratura. Tutto questo è Venezia! Per dirla con le parole dello stesso presidente Roberto Cicutto: “la Biennale non è solo la mostra del cinema ma un’esposizione di tutte le avanguardie culturali”. Non dobbiamo dimenticarlo».

Verdiana tu appartieni ad una grande famiglia di artisti: ci racconti la tua personale storia professionale?

«Ho avuto l’immensa fortuna di nascere in una famiglia di grandi artistimio nonno era il grande compositore Cesare Andrea Bixio. Nel 1930 compose la colonna sonora del primo film sonoro italiano: La canzone dell’amore, di Gennaro Righelli. Una data storica per il cinema italiano. Per questo film mio nonno scrisse anche la canzone-tema Solo per te Lucia, ottenendo un grande successo e nel 1932 bissò il successo scrivendo quella che è diventata la sua canzone più famosa, la celeberrima Parlami d’amore Mariù, destinata al film Gli uomini, che mascalzoni, di Mario Camerini, interpretato da Vittorio De Sica e Lya Franca. È proprio grazie a questa tradizione di famiglia, all’aria che ho respirato in casa dei miei nonni, grazie agli ospiti che si sono seduti alla tavola dei loro pranzi nella casa di campagna, che sin da giovanissima mi sono avvicinata al settore occupandosi di musica, doppiaggio, adattamento e montaggio».

«Mio padreCarlo Bixio, dopo aver portato grande innovazione all’interno delle nostre edizioni musicali producendo le più importanti colonne sonore del cinema con autori come I Goblin – per la maggior parte della cinematografia di Dario Argento – Morricone, Piccioni, Ortolani, ha dato vita a Publispei, oltre 40 anni fa. Nei primi anni si occupò dell’organizzazione di grandi eventi nel mondo dell’intrattenimento, realizzando ben 13 edizioni del Festival di Sanremo e manifestazioni di grande successo come Un disco per l’estate e l’Eurofestival».

«Dal 1997, cogliendo al volo il cambiamento e le occasioni di mercato, Publispei è passata a concentrarsi sulle serie televisive, producendo la prima grande serie italiana: Un medico in famiglia, affermandosi come leader del settore e confermandosi tale attraverso grandi successi quali I Cesaroni e Tutti pazzi per amore. Io sin da giovanissima ho lavorato al suo fiancooccupandomi di tutti i reparti della filiera produttiva. Dopo la Laurea in Lettere Moderne con indirizzo cinema e spettacolo, ho avuto l’opportunità di lavorare sul campo, di vivere tutte le fasi di sviluppo di un progetto e di acquisire molta esperienza all’interno di tutti i reparti».

«Mio padre non mi ha insegnato attraverso le parole ma mettendomi a lavorare dal gradino più basso per farmi fare esperienza e attraverso il suo esempio. Il suo trasmettermi l’amore per la produzione è stato per certi versi silenzioso: ho passato infinite sere in cui, finito il mio lavoro, mi faceva sedere nel suo ufficio mentre telefonava, chiacchierava con attori e registi, commentava sceneggiature; quanto diceva e faceva non mi riguardava direttamente in quel momento, ma sapeva che avrei assorbito come una spugna quel suo modo di concepire il nostro mestiere. A settembre del 2012 sono diventata presidente e amministratore di Publispei e continuo a perseguire la mission che da oltre 40 anni caratterizza l’azienda: emozionare il nostro pubblico dando forma, voce, corpo e contenuto a tutte le sfaccettature della vita, e garantire la qualità e la creatività delle nostre produzioni».

Com’è essere un produttore donna oggi in Italia?

«Mi rendo conto che in quanto produttore donnaamministratore delegato e owner di una società di produzione al 100% italiana rappresento purtroppo una minoranza. I numeri e gli studi degli Osservatori ci dicono che anche nel settore dell’audiovisivo in Italia e in Europa resta purtroppo il gap di genere e tutti noi dobbiamo lavorarci: uomini e donne».

«Detto questo, c’è anche da dire che segnali positivi fortunatamente ce ne sono e vengono grazie all’impegno dei Festival, come questo di Venezia, il Sundace Film Festival o i David di Donatello ad esempio, dove recentemente abbiamo visto aumentare sostanzialmente il numero dei film in concorso diretti da donne. Lo scorso anno il 33% dei film diretti da donne e presentati in concorso si sono aggiudicati premi internazionali e nazionali a conferma della qualità del lavoro delle donne nel comparto dell’audiovisivo».

«Un lavoro importante lo stanno svolgendo anche Associazioni come Women in FilmTelevision & Media, di cui faccio parte, che è un’associazione noprofit nata negli anni ‘70 negli Usa e arrivata in Italia nel 2018, dove è diventata un punto di riferimento nel settore audiovisivo e media. L’obiettivo di Witmi è promuovere la parità di genere e combattere i pregiudizi di genere nell’industria dell’audiovisivo e dei media».

«L’associazione vuole inoltre incoraggiare e incentivare un cambiamento culturale che porti a una più adeguata, veritiera e positiva rappresentazione della donna nei contenuti dell’industria audiovisiva. Questo è un tema che mi sta molto a cuore. Nelle nostre produzioni abbiamo sempre esaltato la figura femminile nelle diverse sfaccettature e nei diversi ruoli che le donne vivono nella loro quotidianità. Publispei ha raccontato tante donne, tutte diverse, e fatte di tante sfumature e ha sempre esaltato l’importanza della figura femminile nel lavoronella famiglia e nelle relazioni».

«Le nostre produzioni sono lo specchio della nostra azienda, un’azienda guidata da una donna dove ai vertici ci sono più donne che uomini. Questo non per una “questione di quote” ma perché ho scelto le persone che ritenevo più giuste per quella posizione. L’esperienza mi ha insegnato che, a parità di competenza e preparazione, spesso una donna arricchisce i suoi skills professionali con doti prettamente femminili come l’empatiala sensibilitàil saper cogliere le sfumaturecapacità organizzative, di multitasking e di problem solvingTutte soft skills, che, soprattutto quando si parla di un contenuto editoriale e di un set da gestire, sono assolutamente necessarie e fanno la differenza».

Progetti internazionali?

«Stiamo lavorando in sinergia con partner oltre confine per co-produrre o co-sviluppare serie e film che possano essere fruibili in tutto il Mondo e sulle differenti piattaforme. Abbiamo una serie di prodotti in sviluppo che conto di poter annunciare al più presto».

La produzione a cui tieni di più?

«È difficile sceglierne una, Publispei ha prodotto oltre 1.000 ore di prime time, è come chiedere a un genitore quale sia il suo figlio preferito…Sono profondamente legata a tutte le serie targate Publispei per motivi diversi».

«Sono cresciuta professionalmente grazie a grandi successi come I CesaroniUn medico in Famiglia, o Tutti pazzi per amore. Sotto la mia guida, nel 2013, Publispei ha prodotto, per la prima volta per il grande schermo, il documentario su Massimo Troisi dal titolo “Massimo, il mio cinema secondo me” presentato con successo nel 2014 al Festival internazionale del Film di Roma. Nel 2015 abbiamo prodotto il film di Giuseppe Piccioni dal titolo “Questi Giorni”, in concorso qui a Venezia alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica».

«Sono nate nel frattempo due nuove serie tv: “È arrivata la felicità” e “Amore pensaci tu”. Nel 2019 ricordo “Extravergine” serie diretta da Roberta Torre e co-prodotta da Fox Networks Group Italy. Lo stesso anno abbiamo prodotto con Rai Fiction la nostra prima serie tv di genere crime, “Io ti cercherò”, scritta da autori potenti e raffinati come Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli e Massimo Bavastro, diretta dal bravissimo Gianluca Maria Tavarelli, con protagonista un eccellente Alessandro Gassman».

La storia di Publispei è fatta di emozioni, come potrei sceglierne una?

Il “catalogo” del produttore che consigli?

«Continuare a fare sempre meglio di quanto stiamo facendo, continuando a investire nell’ottica di promuovere oltre confine il nostro patrimonio naturale, artistico e culturale. L’audiovisivo italiano è stato messo in grande difficoltà dalla pandemia ma ora, ci auguriamo tutti, che ci sia una forte ripresa e dobbiamo essere pronti. I nuovi player, le nuove piattaforme, le nuove sinergie stanno portando una ventata di opportunità e nuova linfa e questo ci offre l’occasione di mostrare al mondo i nostri prodotti e il nostro Paese. L’imperativo è pensare sempre più a livello globale, spingendo sulla qualità e la creatività che ci contraddistinguono, dobbiamo valorizzare il nostro “Italian touch”».

In cosa credi? E cosa auguri ai tuoi figli?

«La mia famiglia mi ha insegnato a mettere in tutto quello che faccio impegno, passione e creatività. Mi hanno insegnato a essere sempre umile e curiosa e a respirare il bello: l’arte, il cinema, la musica, la letteratura sono nel nostro Dna di italiani. La nostra cultura è la base da cui partire per sviluppare nuove ideenuovi progettiper essere innovativi valorizzando la nostra tradizione».

«Ai miei figli insegno questo e gli auguro di trovare la loro strada, la loro felicità assecondando le loro passioni e le loro inclinazioni».

 

Articolo di Cecilia Sandroni
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